Carta di Bruxelles

Per la creazione di una Corte Penale Europea e Internazionale per l’Ambiente e per la Salute

In considerazione dell’inalienabile diritto umano a un ambiente sano e del rischio che l’attuale livello di biodiversità vada irreversibile perso.

NOI, PARTI PROPONENTI

Abbiamo, dunque, deciso di riunirci per rilasciare la seguente dichiarazione:

  1. Da subito, le organizzazioni firmatarie supporteranno tutte le iniziative già esistenti e in fase d’avvio, che permettono alla società civile di individuare e giudicare, almeno moralmente, i responsabili di reati ambientali e di reati che minacciano le risorse naturali globali e la salute umana, per esempio la Corte Internationale per la consapevolezza dei crimini contro la Natura e l’Ambiente, o la Corte dei Popoli;
  2. Un secondo passo epocale potrebbe essere la creazione di una CORTE PENALE EUROPEA PER L’AMBIENTE E LA SALUTE; a seguito dell’udienza del 10 luglio 2010 del Prof. Abrami, presidente dell'Accademia Internazionale delle Scienze e dell’Ambiente, dinanzi alla Commissione del Parlamento Europeo per l'Ambiente, sul quale un rapporto commissionato dal dipartimento politiche "diritti dei cittadini e affari costituzionali" della DG per le politiche interne del Parlamento europeo ha commentato che: "La creazione di una sezione specializzata presso la Corte di giustizia europea, o di un tribunale specializzato con giurisdizione su casi ambientali, potrebbe essere un obiettivo realistico a medio termine"; il FME-ILE ha sostenuto l'iniziativa, il che potrebbe risultare in una modifica dello statuto della Corte di Giustizia Europea; il riconoscimento della necessità di sanzioni penali per i reati ambientali (direttiva 2008/99/CE) e la creazione di una procura penale europea potrebbero essere visti come primi passi in questa direzione, rafforzare le sanzioni e riconoscere il reato di Ecocidio, come richiesto dal movimento dei cittadini End Ecocide in Europe fanno anche parte di questo processo;
  3. Una CORTE PENALE INTERNAZIONALE PER L’AMBIENTE E LA SALUTE è lo scopo ultimo. Per raggiungere questo obiettivo, una revisione dello statuto della Corte Penale Internazionale (Art 121, 122 e 123) è possibile, con l'introduzione di disastro ambientale come uno dei Crimini Contro l'Umanità, consentendo di perseguire i responsabili che hanno agito intenzionalmente. Il reato di disastro ambientale potrebbe facilitare una efficace protezione internazionale degli ecosistemi, nello spirito dei precedenti di diritto civile stabiliti dalla Corte Internazionale di Giustizia (Caso Trail, la causa Canale di Corfù); da cui è derivato lo stato di diritto consuetudinario internazionale, secondo il quale gli Stati hanno "la responsabilità di assicurare che le attività nell'ambito della loro giurisdizione o controllo non causino danni all'ambiente di altri Stati o di zone situate oltre i limiti della giurisdizione nazionale", riaffermati dal Principio 21 della Dichiarazione di Stoccolma 1972 e il Principio 2 della conferenza di Rio de Janeiro 1992;

Le parti firmatarie parimenti seguono con interesse, e alcune di esse supportano la creazione di un nuovo reato denominato "Ecocidio", come Quinto Crimine Contro la Pace.

PERTANTO, LE PARTI PROPONENTI

  1. Invitano altre organizzazioni interessate a sostenere la richiesta per la creazione di una Corte Penale Europea per l'Ambiente e la Salute sulla base dei principi di sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive elaborate dall'UE;
  2. Invitano le organizzazioni interessate e la società civile in tutto il mondo a sostenere la richiesta di creare una Corte Penale Internazionale per l'Ambiente e la Salute sviluppando le attuali competenze della Corte Penale Internazionale (ICC) mediante procedure giuridiche previste dal Trattato (revisione e modifiche) e includendo il disastro ambientale come nuovo e specifico reato;
  3. Conseguentemente, richedono al Segretario Generale delle Nazioni Unite di adottare le misure necessarie per:
  4. Invitano le organizzazioni interessate e la società civile a sostenere una iniziativa per il riconoscimento, da parte delle Nazioni Unite e degli Stati, del "chi inquina paga" come principio giuridico di valore universale sostenuto da sanzioni per ripristinare il danno ecologico, affinché le risorse siano realmente protette da un punto di vista giuridico e giurisdizionale in uno spirito di effettivo multilateralismo e solidarietà;
  5. Decidono, in ogni caso, di organizzarsi in una piattaforma comune al fine di proseguire e ulteriormente specificare questo obiettivo comune.